Opportunità e limiti dell’albergo diffuso al convegno del Consiglio regionale della Toscana

Ospitalità è prima di tutto cultura del territorio, capacità di interpretare le esigenze del viaggiatore per proporre un’esperienza unica, emozionante. Il convegno sull’albergo diffuso nelle aree rurali che si è tenuto lunedì scorso al Consiglio regionale della Toscana è stata un’occasione per dire la mia opinione in merito. 
La parola “albergo” identifica un luogo dove il turista può avere garanzia di qualità ma per tutelarlo è necessaria chiarezza di regole per ottenere la licenza. Le regole devono essere stabilite e rispettate, i requisiti del mio albergo a Palazzuolo sul Senio devono essere in linea con il luogo in cui mi trovo. Per questo le amministrazioni dovrebbero avere più autonomia di scelta: la mia realtà non può essere messa sullo stesso livello di quella di un albergatore del centro di Firenze, dovrebbe essere ovvio!
Il problema di fondo è che manca una legge regionale sull’ospitalità diffusa e i risultati si vedono. Il rapporto albergatore-territorio si manifesta attraverso i racconti, i colori e i sapori di un luogo. E proprio sulla cucina il problema grosso è relativo alla trasformazione dei prodotti imposta dal pubblico secondo regole troppo rigide per chi deve offrire il gusto genuino cercando anche di guadagnare. 
Credo che il mio lavoro, come quello di tanti altri albergatori-ristoratori che si occupano di ospitalità diffusa, dovrebbe essere agevolato (in termini di rapporti con il pubblico, costi di gestione, regole più adeguate) e non ostacolato in un periodo, come questo, di crisi economica.
Spero che il mio discorso pubblico abbia smosso le acque e che qualche politico si attivi presto per arrivare ad una legge regionale. E’ arrivato il momento e lo dimostra l’interesse crescente dei viaggiatori verso questa forma di ospitalità autentica ed “emozionale”.
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